
Alle porte dell’estate è impossibile non pensare al mare, ma siamo pronti ad immergerci sott’acqua?
Il “tallone d’Achille” di chi pratica immersioni è indubbiamente l’orecchio. La salute e il buon funzionamento del nostro organo di senso sono legati al bilanciamento di pressione tra l’orecchio medio e l’ambiente esterno. Quando ci immergiamo, anche già in pochi metri d’acqua, la pressione ambientale varia ed è compito del nostro orecchio compensare per equiparare la pressione interna con quella esterna.
Se ciò non avviene si può incombere in un“barotrauma” arrecando lesioni ad una o più parti dell’apparato uditivo. I sintomi inizialmente consistono in una sensazione di pressione auricolare che ben presto diventa un dolore fortissimo se la discesa continua. Il dolore in genere è severo e distoglie dal proseguire la discesa. In base alla gravità del trauma si possono avere ovattamento auricolare, acufeni, otodinia e vertigini, fino alla perforazione timpanica con perdita uditiva permanente. Le cause principali di questo spiacevole evento sono attribuibili alla presenza di un tappo di cerume o di patologia delle vie aeree superiori e alle scorrette o ritardate tecniche di compensazione.
Quindi, per ridurre la probabilità di infortuni basterebbe adottare alcune misure preventive:
- non immergersi mai in presenza di raffreddore o altra congestione;
- una profonda conoscenza delle manovre di compensazione, unitamente alla loro tempestiva e corretta applicazione durante le immersioni;
- interrompere l’immersione se non si riescono a sbloccare le proprie orecchie.
All’esordio di qualsiasi sintomo sopra descritto è opportuno eseguire una visita con medico specialista ORL in quanto la tempestività con cui è portata a termine la diagnosi permette l’esecuzione di una terapia differenziale e più mirata.